In Cattedrale alla presenza del figlio, don Vincenzo, il comandante provinciale rende onore alla Medaglia al Valor Militare dell’epica battaglia in Africa del 21 novembre 1941
TERAMO – Giornata celebrativa della Virgo Fidelis per l’Arma dei Carabinieri, che oltre a coincidere con la ricorrenza dell’eroia Battaglia di Culqualber, combattuta nel 1941 in Africa Orientale dal 1° Gruppo Carabinieri Mobilitato, ha ricordato anche la Giornata dell’orfano, figli di caduti, assistiti dll’Arma con le loro famiglie, in particolare negli studi, mediante le molteplici attività dell’Opera Nazionale Assistenza Orfani Militari Arma dei Carabinieri (ONAOMAC). A Teramo la celebrazione è stata vissuta con la Messa solenne officiata dal vescovo Lorenzo Leuzzi nella Cattedrale di Teramo e in particolare, a sottolineare l’affetto, l’attaccamento e il rispetto alla Virgo Fidelis è stato il comandante provinciale colonnello Pasquale Saccone.
Ma quella di oggi è stata, come accade da sempre, una giornata del ricordo di un gesto eroico, per il parroco di Tortoreto, don Vincenzo Di Egidio, il cui padre Antonio Di Egidio, Carabiniere, classe 1905, fu uno dei ‘leoni’ di Culqualber, fregiato con la ‘Croce al Valor Militare’. Il colonnello Saccone, con orgoglio misto a commozione, nel suo intervento ha ricordato le gesta eroiche del Carabiniere teramano. Ecco il suo intervento.
“Il 21 novembre 1941, infatti, nell’ambito della 2^ Guerra Mondiale, si concluse l’eroica Battaglia di Culqualber, combattuta in Africa Orientale, in particolare, dal 1° Gruppo Carabinieri Mobilitato, costituito da 2 Compagnie di Carabinieri e da 1 Compagnia di Zaptié (Carabinieri reclutati tra le popolazioni indigene di Libia, Eritrea e Somalia tra il 1888 e il 1942), schierato a presidio del citato caposaldo, posto a sbarramento dell’avanzata del nemico (in particolare soldati Inglesi), quale protezione ultima della maggior parte delle truppe italiane in ripiegamento strategico verso Gondar in Etiopia. I Carabinieri di Culqualber, con fierezza e onore, affrontarono soverchianti forze nemiche, consapevoli di andare incontro alla morte ma solidi nel più intimo imperativo e perentorio convincimento di fedeltà al servizio. Fedeltà suggellata nel nostro motto araldico “Nei secoli fedele”, che continua ancora oggi a rappresentare il credo che muove i nostri passi, il sentimento del quale andiamo più fieri.
“Nella circostanza, desidero rivolgere un particolare pensiero a Don Vincenzo Di Egidio, Parroco di San Nicola di Tortoreto, qui presente, figlio del Carabiniere Antonio Di Egidio, classe 1905, uno dei “leoni” di Culqualber, fregiato con la “Croce al Valor Militare”, con la seguente motivazione: “In un caposaldo assediato, baluardo delle difese della piazza di Gondar, affrontava con morale elevatissimo le prove più dure imposte dalla difficile situazione. Volontario, eseguiva più volte rischiosi servizi di pattuglia nelle linee avversarie e, in giornata di aspra e sanguinosa battaglia, in qualità di porta ordini, si prodigava con audacia e noncuranza del pericolo”. Sella di Culqualber (Africa Orientale), 10 agosto -21 novembre 1941.
“Si conclude, oggi, un triduo di commemorazioni particolarmente solenni e sentite per noi Carabinieri, che, partendo dalle celebrazioni del “Milite Ignoto” e della Festa delle Forze Armate del 4 novembre, passando per il sempre vivo e deferente ricordo dei “Caduti di Nassiriya” del 12 novembre, ci conduce fino all’odierna cerimonia dell’omaggio alla “Virgo Fidelis”, tributando, contestualmente, gli onori agli “Eroi di Culqualber”, divenuti icone immortali di fedeltà fino all’estremo sacrificio.
“Si tratta, in effetti, di un percorso valoriale ed emozionale volto ad esaltare e a celebrare le migliori ed elette virtù umane e militari di chi ha scelto di servire il Paese in uniforme, fino all’estremo sacrificio, come fece il Vice Brig. Salvo D’Acquisto, elevato a Beato per aver sacrificato, a Palidoro (Roma), la sua giovane vita per la salvezza di 22 innocenti durante il tragico periodo dell’occupazione nazista e come fece il Signor Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, protagonista della battaglia dello Stato contro i movimenti eversivi, Brigate Rosse in primis, durante i drammatici “anni di piombo” e di cui quest’anno ricorre il quarantennale del barbaro omicidio, consumato, assieme alla consorte e all’agente della scorta, in quella Palermo dove aveva scelto di continuare il proprio Servizio contro la mafia per la libertà del nostro Paese, solo per citare alcuni tra gli esempi più fulgidi e significativi della nostra storia istituzionale.
“Per tutte questi ricordi e per le emozioni che essi suscitano, l’augurio che oggi faccio a tutti i miei Carabinieri, che desidero ringraziare per l’impegno e la dedizione che profondono quotidianamente nel servizio alla comunità teramana, a tutte le donne e agli uomini delle Istituzioni e, soprattutto a voi, studenti qui presenti e, idealmente, a tutti quelli a lezione, che rappresentate il futuro del nostro Paese, è quello che possiate sentire, comprendere e condividere i valori, i princìpi e i sentimenti di questa solenne cerimonia.
“La Vergine Maria, alla quale, noi Carabinieri tutti, rivolgiamo le nostre preghiere, ci indichi la strada maestra e ci protegga nel cammino, nell’adempimento dei nostri doveri e delle molteplici attività connesse con il nostro Servizio, consolidandoci nella fedeltà, nell’onestà e nell’amore per il prossimo.
“Proprio in riferimento al concetto di Servizio, con la lettera maiuscola, Eccellenza Reverendissima, mi consenta di riportare il pensiero di Sua Santità, Papa Francesco – espresso il 6 giugno 2014 – in occasione del Bicentenario della Fondazione dell’Arma, “Il servizio si esprime nella tutela degli individui e dell’ambiente, nell’azione per la sicurezza, per il rispetto delle regole della convivenza civile e per il bene comune: è un impegno concreto e costante nella difesa dei diritti e doveri dei singoli e delle comunità. La tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza delle persone è un impegno sempre più attuale in una società dinamica, aperta e garantista, come quella italiana nella quale siamo chiamati ad operare; e costituisce, inoltre, la condizione necessaria e indispensabile perché ogni persona, sia come individuo sia nelle comunità di cui fa parte, possa liberamente esprimersi, maturare e così rispondere alla vocazione particolare che Dio ha in serbo per ciascuno di noi”.
“Concludo, infine, affermando, con intima e ferrea convinzione, che, così come i valorosi ed irriducibili Carabinieri di Culqualber, anche Noi, uomini e donne con gli Alamari, persone normali che abbiamo scelto di adempiere a un Servizio speciale nella diuturna lotta contro il male, in tutte le sue forme, specialmente a difesa degli onesti e a protezione degli ultimi, le c.d. fasce deboli (famiglie in difficoltà, bambini, anziani), nonché nella costante ricerca e nel consolidamento della legalità e della sicurezza, assieme alle altre Forze di Polizia della Nostra, consentitemi, comunità teramana, anche Noi Carabinieri non cederemo”